• M’innamoravo di tutto, m’innamoravo di Faber •

In questi giorni è stata trasmessa su Rai1 la fiction Principe Libero, dedicata a De André. Ho letto tantissime critiche, tantissime cose che mi hanno fatto arrabbiare, pensare… e venire voglia di scrivere. E tra le poche certezze che ho nella vita c’è questa: quando qualcosa mi fa venire voglia di scrivere… va bene.
La fiction mi è piaciuta. (Qualcuno dei miei (meno di) venticinque lettori  adesso dirà che questo dipende dal fatto che del cantautore genovese io non abbia mai capito niente… pazienza).
Però non è del film che vorrei parlare. Del resto, chi mi conosce sa che considero Luca Marinelli uno dei più bravi, non solo della sua generazione, e sa che amo da sempre quelle canzoni… non era difficile conquistarmi, anche se non è per questo (o solo per questo) che il film mi è piaciuto.
A prescindere dal motivo, sentire in prima serata su Rai Uno tutta quella bellissima musica, al posto dei pianti dei naufraghi, delle star che ballano, degli show di imitazioni… è stato davvero bello e confortante. Come un vecchio amico, uno zio, qualcuno di molto caro che torna a salutarti e a dirti che le cose non vanno poi così male. (Un po’ come quello di cui vi parlavo nell’ultimo post, ricordate?)

Alla fine del film mi sono tornati a mente mille ricordi e ho realizzato quanto la musica di De André sia al mio fianco praticamente da sempre, anche senza dover stare sempre in prima linea, anche a bassa voce.
Ho pensato a quando frequentavo il corso pomeridiano di chitarra alla scuola media e l’unica cosa che sapevo e volevo suonare era Il pescatore.
Ho pensato al “mio” primo disco di Faber, M’innamoravo di tutto, ascoltato cento e cento volte in macchina, sul sedile posteriore, cantando e guardando fuori dal finestrino, in viaggio insieme ai miei genitori.
Ho pensato a quando babbo mi cantava La canzone di Marinella per addormentarmi, a quando mio fratello non aveva ancora tre anni ma appena salivamo in macchina diceva “bocca”, perché voleva ascoltare Bocca di rosa (nella versione di Ornella Vanoni, che è sempre rimasta la sua preferita e se non lo scrivo poi se la prende).
Ho pensato a Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers, che De André scrisse con Paolo Villaggio quando ancora erano studenti di giurisprudenza… quante volte mi è venuta a mente preparando gli esami?
Ho pensato a Non al denaro né all’amore né al cielo, a Anime Salve a Le Nuvole, a Storia di un impiegato.
Ho pensato a Rimini, a quella Teresa che ho sempre immaginato così vicina da credere di conoscerla, tanto da farmi innamorare di quel nome.
Ho pensato a quando ero in tour con Marco Masini nel 2013 e suonammo in due teatri in cui era appena passato il tour del figlio Cristiano e ritrovai le sue scalette dietro le quinte, con tutti i titoli delle canzoni di Faber e gli appunti a lato… non so come mai non ne portai via una, a ripensarci adesso. Forse per rispetto, forse per ingenuità, forse per lasciare sul tavolo un avanzo di magia, come direbbe qualcun altro.
Ho pensato alla mia tesina per l’esame di maturità: per filosofia avevo deciso di portare La buona novella, ricollegando il disco alla filosofia di Kierkegaard (collegamento che adesso vi risparmio, non vi preoccupate) e iniziando la mia interrogazione cantando un accenno de L’infanzia di Maria.
Ho pensato a tutte quelle sigarette, all’ultimo concerto, alla scenografia con le carte.

Sono corsa a riprendere M’innamoravo di tutto, che ormai ha la custodia di plastica rotta e a volte salta perché a forza di usarlo si è rigato.

Quante volte lo ho e lo abbiamo ascoltato? Quella versione di Marinella in duetto con Mina…
E’ incredibile quante cose possano legarsi a qualche canzone (ma… poi è davvero solo “qualche canzone”?).
In mezzo a qualche lacrima e alla voglia di riascoltare tutto il possibile mi viene da dire grazie.  Dobbiamo parlare dei nostri poeti, dei nostri cantautori. Dobbiamo cantare le loro canzoni, diffondere e difendere le loro parole. Non soltanto nel momento di un anniversario, di un compleanno, di una ricorrenza. Dobbiamo farle suonare, sui palchi, nelle case, sottovoce, per le strade. Dobbiamo impegnarci a non dimenticarle mai, a regalare loro l’immortalità che si meritano.
La bellezza non ha tempo, la musica non ha età… grazie a Dio.

G.

Ah… Non vi ho messo i link a De André e a tutti i titoli degli album e delle canzoni… un po’ perché spero li conosciate già, un po’ perché spero vi venga voglia di ascoltare (o riascoltare) tutto, con l’attenzione che merita.

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